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SindroMe "Blue Monday" - Le ipotesi, i se, gli scenari immaginati

  • Immagine del redattore: Sonia
    Sonia
  • 25 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

SindroMe è il nome d'arte di Sara Paniccià, una cantautrice italiana emergente, dalla scrittura intima e diretta, che unisce un'anima pop a sonorità elettroniche e una forte sensibilità autorale. Il suo stile si muove tra delicatezza e profondità emotiva, con testi autobiografici e introspettivi che spesso scavano nei sentimenti più complessi, affrontando tematiche come l'identità, le relazioni, il dolore e la rinascita personale, con una narrazione sospesa tra fragilità e consapevolezza.


Blue Monday è il nuovo singolo pop elettronico uscito il 9 maggio e nato dalla collaborazione con Zibba, che ne ha curato la produzione artistica. Sara racconta: «Il brano parla della fine di una relazione e del circolo emotivo che ne segue: sospesi tra il ricordo di ciò che è stato e la consapevolezza che quei “domiciliari emotivi” non erano sani per me. Ogni domenica perdeva senso, sembrava un lunedì. Le sigarette erano le parole mai dette, appoggiati al nostro balcone. Conversazioni che facevano male, ma delle quali non riuscivi a fare a meno. Forse la parola più rappresentativa del pezzo è proprio la prima: chissà. È stata la mia ossessione per molto tempo. Le ipotesi, i “se”, gli scenari immaginati: ti tengono legata a una porta ormai chiusa. E anche se mi sono trasferita a Bologna, non mi sono mai davvero concessa di viverla. I pensieri tornavano sempre lì: a quel balcone, a quelle notti insonni in cui si cercava di far funzionare qualcosa che non poteva funzionare».


Un brano che segna una nuova direzione per una cantautrice che oggi si racconta senza maschere né filtri: «In Blue Monday c'è più verità, ci sono io, semplicemente. Sara cammina mano nella mano con SindroMe, che sa aspettarla, seguirla, procedere insieme. Perché insieme rappresentano la mia storia. Con Zibba ci siamo ritrovati in studio e, grazie a un'intesa artistica profonda, ho subito percepito quel senso di casa. Senza questa connessione, probabilmente questo pezzo non sarebbe mai nato».


Le immagini, come le parole, colpiscono dritte allo stomaco. Bologna fa da sfondo, con Il Modernissimo, il Cafè dei Musici, o un autobus che attraversa la notte in un viaggio introspettivo, complicato ma necessario: «È un brano intimo, forse il più coraggioso che abbia mai scritto. Mi espone, mi mette a nudo, ma paradossalmente mi fa sentire al sicuro. La produzione ha costruito una musica su misura per me, per la mia voce, rispettandone il tono profondo e naturale, senza forzature. Così ho scoperto sfumature che non pensavo di avere» conclude SindroMe.






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