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Deira "TUTTIQUESTIPERCHÈ" - Riflessioni tra smarrimento e resistenza

  • Immagine del redattore: Sonia
    Sonia
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Erica Meneguzzo, cantautrice vicentina dalla scrittura tagliente e vulnerabile, dà vita al suo progetto musicale con il nome Deira. Il suo mondo artistico si muove tra autenticità, semplicità e una sensibilità che arriva dritta, senza filtri, con frasi che sembrano versi di una poesia istintiva; basta poco per intuire che dietro ogni parola c'è una persona che ha fatto dell'espressione emotiva una forma di resistenza, ma anche di bellezza. Si presenta così:“Mescolo emozioni, mangio carboidrati, vomito melodie”.


Scrivere è il suo modo di stare al mondo. Da piccola ha iniziato a comporre in inglese, in modo del tutto naturale, spinta da una necessità che oggi è diventata progetto artistico. Per lei la musica è istinto, ma anche consapevolezza. È il mezzo con cui trasforma ciò che sente in qualcosa di vivo, tangibile, condivisibile. Ogni pezzo nasce da un'urgenza interiore, come un gesto catartico per attraversare e superare stati d'animo o esperienze.


Negli ultimi anni ha costruito un percorso coerente, che l'ha portata a calcare diversi palchi e a farsi notare in contesti sempre più ampi. Tra i vari piccoli e grandi successi, due suoi brani – Lividi di Gioia e Un Segnale dal Cielo – sono stati scelti come colonna sonora in episodi della serie americana The Kardashians, segnando una doppia sincronizzazione che, pur offrendo visibilità internazionale, non ha alterato l'essenza del suo percorso: intimo, minimale, necessario.


Il nuovo singolo TUTTIQUESTIPERCHÈ si inserisce con forza in questa traiettoria. Non è un brano d'amore, né una rivalsa. È qualcosa di più sottile e spiazzante: un dialogo con quella parte di noi che ci blocca proprio quando vorremmo solo vivere in pace. Parla di auto-sabotaggio, di fragilità, di quel giudice interiore che ci condanna prima ancora di provarci.


Il brano racconta il momento in cui si smette di aspettare che siano gli altri ad aggiustarci e si inizia, lentamente, a prendersi in carico. Non c'è morale, non c'è lezione da impartire. Solo la volontà di restare dentro ai pensieri che spesso lasciamo passare in silenzio, quelli che ci destabilizzano e che continuiamo a rincorrere: Perché non riesco a essere felice? Perché tutto finisce? Perché corro sempre? Perché mi sento così distante? E alla fine, una domanda sospesa: cosa c'è, oltre tutti questi perché?


Il testo si muove tra smarrimento e resistenza, senza risposte preconfezionate. Le parole non spiegano: registrano. Arrivano come appunti lasciati lì, per ricordarsi che si può cadere senza dover chiedere scusa. Che ci si può perdere e rinascere ancora.


Una scrittura diaristica che si muove tra indie-pop, elettronica minimale e riflessione esistenziale, senza mai sembrare artificiosa, tentando di fare pace con se stessa, anche solo per un attimo. La sua voce, così come la sua scrittura, è un invito a mettersi a nudo, a sbagliare, a vivere e a partire, anche se non si è pronti.






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