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Immagine del redattoreSonia

Varley “One Two Three” - La fatica di essere sé stessi nell’epoca dei social


Il più recente singolo dei Varley, One Two Three, è incentrato su una riflessione critica nei confronti dei canoni estetici apportati dai social, che sono sempre più una vetrina che riflette una cultura utilitaristica in cui in nome del mercato l’esposizione e la vendita del proprio corpo primeggiano sul talento.



Un songwriting catartico


I tedeschi Joschka Bender e Matthias Heising, insieme a Claire-Ann Varley, formano i Varley, il trio indie atmosferico con sede a Berlino basato sulla voce ipnotizzante della cantante nata in Irlanda. Combinando melodie fragili con testi malinconici in un ricco paesaggio sonoro, creano momenti accattivanti all'interno dei quali perdersi. Influenzati inizialmente da Bon Iver, menzionano anche artisti del calibro di Fleetwood Mac, The Cardigans e Phoebe Bridgers come altre pietre miliari degne di nota.

Ciò che si trova al centro della loro musica indie-pop appassionata è il non aver paura di essere vulnerabili, e quindi la volontà di esserlo e di mostrarlo con onestà e crudezza. Nei suoi testi la cantante cerca di mettersi nei panni degli altri, simpatizza sempre per gli sfavoriti ed esplora i meccanismi all'interno della società. Il loro songwriting si può definire difatti come pacificante, da considerarsi come una liberazione dalle angosce delle pressioni sociali: “Sento che la maggior parte delle volte non elaboro davvero molti dei miei sentimenti, ma poi mi limito a suonare con una chitarra e le cose vengono fuori” afferma infatti Claire-Ann.


Amarsi per come si è


Il loro più recente singolo One Two Three rappresenta una riflessione sul fatto che i social media abbiano accentuato l’abitudine delle persone a giudicare gli altri basandosi solo sull’aspetto esteriore, non dai talenti, interessi e da tutto ciò che riguarda l'interiorità. Questo non fa altro che farci sentire pieni di dubbi e insicurezze, facendoci costantemente chiedere se siamo abbastanza bravi, se facciamo abbastanza, se siamo abbastanza belli ecc. La voce fragile e avvolgente della cantante è incorporata in calde chitarre acustiche e synth morbidi, facendo raggiungere alla band milioni di ascolti su Spotify.

Con questo pezzo i Varley vogliono parlare delle pressioni che derivano dai social media, in particolare per le donne, e degli standard di bellezza folli e irrealistici a cui ci atteniamo. Trattando tale argomento scomodo vogliono comunicare che se ci si scusa per essere semplicemente sé stessi e si cambiano le cose solo per adattarsi, saremo perduti per sempre. Questa canzone è creata per dare un po' di conforto a chi si sente in questo modo, facendogli sentire di non essere solo, e forse anche per dargli il permesso di accettarsi e apprezzarsi per quello che si è:

“Pretty little things all lined up on the window

When did my reflection make me so insecure?

You got me looking at myself in a new light

Hating what I see in the side by sides

no matter what I do, can’t get it right”

“Cose graziose tutte allineate sulla finestra

Quando il mio riflesso mi ha reso così insicuro?

Mi hai fatto guardare me stesso sotto una nuova luce

Odio quello che vedo fianco a fianco

non importa quello che faccio, non riesco a farlo bene”

“I count the flaws, I count them

one, two, three, one, two, three

Caught in the layers of a big machine, changing me

And if I apologize, I will be lost inside you

I count the flaws, I count them

one, two, three, one, two, three”

“Conto i difetti, li conto

uno, due, tre, uno, due, tre

Catturato negli strati di una grande macchina, mi sta cambiando

E se mi scuso mi perderò dentro di te

Conto i difetti, li conto

uno, due, tre, uno, due, tre”



 



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